Dr.ssa Miriam Abbate
L’idea di utilizzare le tecniche della Gestalt Play Therapy con pazienti oncologici e con la famiglia oncologica nasce da un’esperienza personale.
Nel Giugno del 2018 partecipai ad un training di Gestalt Play Therapy a Ravenna con Karen Hillmann Fried, nello stesso periodo un mio familiare stava lottando contro un cancro.
Mi resi subito conto che l’uso delle tecniche proposte nel training erano dei facilitatori emotivi, ogni lavoro infatti mi permise di rendere consapevole emozioni nascoste e bisogni inespressi.
Da quel momento mi resi conto della potenza del metodo non solo per i bambini ma soprattutto per gli adulti che vivono o hanno vissuto eventi traumatici. Quando un individuo si ammala di cancro alla famiglia viene attribuita e richiesta una funzione di assistenza e supporto benché essa stessa necessiti di cure, poiché gli interventi terapeutici sulla famiglia garantiscono contemporaneamente il benessere di tutta la famiglia compreso il paziente.
Il coinvolgimento della famiglia, con l’evolversi della malattia, diventa sostanziale,
poiché essa viene chiamata a sostenere gran parte di quello che è stato definito “il peso della cura” (burden care).
colui che si occupa quotidianamente della gestione del paziente oncologico, sia rispetto alla dimensione fisica che psicologica. Il carico psicologico che grava sul caregiver e sulla famiglia è stato considerato un vero e proprio stress cronico, capace di comportare una modificazione delle difese immunitarie e di rendere il soggetto potenzialmente più vulnerabile da un punto di vista biologico. E’chiaro che un vissuto talmente forte affligge tutta la famiglia e quindi, tutta la famiglia ha necessità di un supporto psicologico globale.
Le tecniche della Gestalt Play Therapy quindi sembrano idonee per favorire l’aumento della consapevolezza e del “potere” personale del paziente oncologico e della famiglia oncologica.
Aumentare la consapevolezza, prendere contatto con l’ambiente e con i vissuti emotivi presenti in famiglia sono fondamentali per aiutare la famiglia oncologica a vivere tale trauma in maniera più presente rispetto ai bisogni di ogni componente.
un modello terapeutico psicologico di intervento con bambini, adolescenti e adulti di grande semplicità, potenza ed efficacia.
La visione ‘olistica’ della persona e del sistema familiare sono al centro di questo approccio, che vede il sintomo o la chiusura emotiva come una possibilità di dare luce alle parti ‘mancanti’, non ancora sviluppate, in ognuno di noi e in ogni momento della nostra vita.
La gestalt play therapy si basa sul concetto secondo cui il gioco rappresenta lo strumento naturale di auto-espressione.
Il gioco infatti permette di abbattere le barriere del doverismo poiché non sai dove ti porterà un disegno, un lavoro con l’argilla o il giocare con la sabbia, tutto avviene in naturalezza, in un setting accogliente e non giudicante.
Nella Gestalt Play Therapy si usano pupazzi, burattini, il colore e il disegno, l’argilla, le fantasie guidate, le storie, la musica e i giochi di ruolo. Il percorso psicoterapeutico coinvolge il singolo e anche l’intera famiglia, che diventa protagonista di questo processo di cambiamento.
Questo metodo, orientato allo sviluppo della coscienza e alla crescita, può essere utilizzato anche nelle scuole, nei gruppi di bambini, adolescenti, negli ospedali, agli adulti in generale come genitori e insegnanti per progetti educativi, a fini di sensibilizzazione, prevenzione e intervento.
La gestalt play therapy differisce dal gioco normale in quanto il terapeuta aiuta i/ il soggetto/i a rivolgere l’attenzione verso il proprio mondo interno, verso il mondo emotivo; si basa sul modo naturale in cui i soggetti fin dalla tenera età apprendono informazioni su se stessi e sulle proprie relazioni nel mondo che li circonda, rendendoli consapevoli dei propri sentimenti ed in grado di autoregolarsi.
Attraverso il gioco si impara a comunicare con gli altri, ad esprimere i sentimenti, a modificare comportamenti, a sviluppare abilità nel risolvere situazioni problematiche e ad apprendere una varietà di modalità attraverso le quali relazionarsi con gli altri.
Tale esperienza offre l’opportunità di esprimere i sentimenti che si provano e i problemi che ci affliggono attraverso il linguaggio che maggiormente ci rappresenta: il gioco.
Recentemente un numero crescente di ben noti professionisti della salute mentale hanno osservato che il gioco è altrettanto importante per la felicità e il benessere umano quanto l’amore e il lavoro.
Data la letteratura e l’esperienza personale ho immaginato di rendere le tecniche della Gestalt Play Therapy un protocollo d’ intervento, da applicare in ambito ospedaliero, purtroppo l’emergenza COVID-19 ha bloccato tale ricerca, ma allo stesso tempo la proposta di tale intervento ha trovato uno spazio di pubblicazione nella rivista Phenomena Journal – Giornale Internazionale di Psicopatologia, Neuroscienze e Psicoterapia.
Per cui perché non è possibile usare anche il gioco in terapia con gli adulti e nello specifico nei reparti di oncologia?
Alcuni dei più grandi pensatori di tutti i tempi, tra i quali Aristotele e Platone, hanno riflettuto sul perché il gioco sia così fondamentale per le nostre vite.
Queste tecniche sono invece la massima essenza del nostro lavoro e spesso diventano ponti verso il sé profondo e consentono un’espressione efficace e potente. Quindi il gioco può essere utile ed utilizzabile in maniera trasversale in tutte le situazioni e per tutte le fasce d’età.
L’uso del gioco e delle tecniche della Gestalt Play Therapy mi sembrano assolutamente funzionali nella presa in carico e cura non solo dei bambini ma anche con gli adulti in quelle situazione traumatiche ed altamente stressanti che la vita può riservarci, come il cancro.
Se sei interessata/o al tema del supporto psicologico in ambito oncologico e di cure palliative pediatriche puoi trovare qui un altro articolo sul tema.