Rinforzare il senso del sé
Di Giandomenico Bagatin
Prima di parlare del senso del sé, in un articolo precedente abbiamo descritto uno dei due principali problemi che fanno arrivare i bambini in psicoterapia:
Le difficoltà di contatto.
Il secondo problema principale secondo Violet Oaklander è
un senso del sé povero.
Spesso i bambini sviluppano un senso del sé impoverito.
Non si tratta della definizione psicoanalitica del sé, ma nemmeno esattamente la stessa dello scritto gestaltico classico di Perls, Hefferline e Goodman.
È una definizione più operativa.
Per senso del sé Violet Oaklander descrive processi specifici che permettono al bambino:
di definire se stessa oppure se stesso, cosa gli piace o le piace e cosa no;
di impossessarsi dei propri limiti e confini;
di maneggiare le emozioni, i sentimenti e le sensazioni ed esprimerli;
di pensare e sentire che sono bravi a fare qualcosa e c’è qualcosa di cui sono orgogliosi;
e di sviluppare una chiara capacità di usare l’immaginazione, il gioco, lo scherzo e usare uno spirito giocoso anche per le cose serie.
Il contatto e il senso del sé sono collegati l’uno all’altra.
Rinforzare il senso del sé migliora il contatto e un contatto più profondo procura un senso del se più forte.
Ci sono specifici fattori di sviluppo che rendono il contatto difficile in aree specifiche e possono portare il bambino a sviluppare un senso del sé povero.
Violet Oaklander ne individua diversi:
- C’è una lotta tra il bisogno di confluenza e il desiderio di separazione; i bambini hanno bisogno di stare attaccati a qualcuno, ma vogliono separarsi. La risposta che l’ambiente da a questa lotta può aiutare nel compito o farlo diventare ancora più difficile, facendo in modo che i bambini diventino inconsapevoli delle loro stesse risorse, oppure, all’opposto, impauriti o scomodi con le loro relazioni di contatto.
- I bambini cominciano a credere molte cose negative a proposito di loro stessi. Questo può succedere a causa dell’egocentrismo, il particolare modo di articolare il pensiero che è stato definito dal lavoro di Jean Piaget. Sembra che lo sviluppo logico funzioni come lo sviluppo astronomico: dall’essere il centro dell’universo a una posizione più bilanciata. Violet Oaklander ha trovato nella sua pratica clinica, al di là delle teroie stadiali dello sviluppo, che i bambini di ogni età si danno la colpa per molti tipi di situazioni, dai loro disagi alla separazione dei genitori.
- L’egocentrismo (e i traumi e altri fattori ovviamente) porta agli introietti, che sono spesso credenze implicite su noi stessi che diventano parte di quello che siamo, della nostra identità. Questo può succedere anche perché i bambini piccoli non sono capaci di discriminare la validità dei messaggi esterni su loro stessi. Può succedere anche con messaggi di tipo positivo (ma magari non realistici o non sufficientemente specifici) e con i messaggi impliciti (come l’incoerenza tra il messaggio verbale e quello non verbale o paraverbale).
- I bambini fanno quello che possono per vedere i loro bisogni soddisfatti dagli altri, e i loro bisogni includono l’amore e l’approvazione di adulti significativi. Quando succede qualcosa di male, come un abuso da un familiare, i bambini possono facilmente diventare confusi sul quello che sembra buono o cattivo, su cosa sono protezione e aggressione, e possono tagliarsi fuori dai loro sentimenti, speranze, aspettative e in generale da parte o parti del loro sé.
Tenendo presento la tendenza dell’organismo all’autoregolazione sappiamo che molti comportamenti, credenze o restrizioni vengono dalla sfida continua dell’organismo per stare bene e crescere. Questo può comportare pagare prezzi importanti per azioni che nel momento presente sono utili a soffrire meno.
Per esempio retroflettere la rabbia per un bambino che fa parte di una famiglia violenta può essere una scelta molto sana anche quando la retroflessione causerà sofferenze dolore per gli anni a venire.
Perls, Hefferline and Goodman hanno scritto a proposito del sé in Gestalt e delle differenze di questo concetto da quello psicoanalitico. Il sé come funzione, un processo, non una struttura fisica. Si tratta di una funzione il cui obiettivo è maneggiare il contatto con gli altri, con le cose, e con il mondo in generale in modo salutare e nutriente.
Andando più in profondità con quello che Violet ha scritto e che puntualmente ritrovo nella pratica clinica, andiamo ad analizzare quali aspetti del senso del sé possiamo valutare e rinforzare durante le sessioni di terapia e come.
Ecco i punti principali che riguardano il rinforzo del sé nel modello Oaklander:
I bambini possono essere o diventare capaci di:
- Sapere chi sono, fare affermazioni sul loro mondo interno o sull’esterno, cosa gli piace e cosa non gli piace e come si percepiscono in relazione agli altri.
Le definizioni su noi stessi possono essere elicitate dando la possibilità di fare affermazioni su chi siamo, chi sono gli altri (oppure sulle proiezioni che facciamo degli altri durante il gioco proiettivo), facendo raccontare, scrivere o disegnare cosa piace e cosa non piace, dicendo ad altre persone che ho rappresentato con un media artistico o proiettivo cosa mi piace e cosa non mi piace di loro.
- Diventare abili nel fare scelte in relazione alle preferenze personali, ai sentimenti, ai desideri. In ogni sessione è rinforzante lasciare che il bambino faccia scelte ogni volta che è possibile; naturalmente devono essere scelte bilanciate rispetto all’età, che si devono accordare agli scopi terapeutici. Violet Oaklander ha messo grande enfasi sul dare scelte multiple nelle immaginazioni guidate, nei giochi, nei disegni, nelle meditazioni e così via.
- Sentire senso di padronanza, potere e controllo. Come adulti è abbastanza facile sottostimare le proprietà nutritive del creare bellezza e dell’essere bravi in qualcosa, anche piccole cose. Il lavoro creativo è qualcosa che può essere molto rinforzante, e può essere fatto in molti modi, dall’usare colori particolari (a volte uso colori acrilici sul legno o sulla plastica che producono lavori molto brillanti e belli da vedere), tipi particolari di sabbia cinestetica colorata che danno la sensazione della sabbia bagnata e possono essere usati per creazioni davvero molto belle. Per migliorare la padronanza e il senso di efficacia è essenziale essere in un buono stato psicofisiologico. Uso spesso i giochi di alta performance per ridurre il dialogo interno e aumentare la presenza e il senso di autoefficacia. In particolare le tecniche della PNL nuovo codice di John Grinder. In ogni caso quasi ogni elemento di una sessione può essere usato alla scopo di incrementare il senso di padronanza, da semplici giochi alla fine della seduta alla stessa relazione terapeutica.
- Conoscere e guadagnare un senso interno dei limiti e dei confini. Questa è senz’altro una grande sfida per le famiglie oggi. I bambini hanno bisogno di limiti, i genitori spesso si sentono in colpa nel metterli. Una delle ragioni principali è l’incremento del tempo che gli adulti devono dedicare al lavoro e la conseguente diminuzione delle ore dedicate ai bambini.. È difficile mettere limiti, anche quando sono ragionevoli e dati con amore, quando ti senti in colpa.
Possiamo favorire l’interiorizzazione dei limiti ad esempio con i limiti chiari, pochi e sensati, che si mettono durante le sessioni. Dando l’impressione di essere chiaramente in controllo del setting terapeutico. Non ultimo, essendo terapeuti che mostrano e rispettano i loro stessi limiti.
- Impossessarsi delle proiezioni: quando una parte di un disegno, una scena sulla sabbia o una rappresentazione con l’argilla possono essere riconosciute come una parte della nostra vita, alla fine di noi stessi, l’integrazione diventa possibile. Ma anche solamente giocare con le proprie proiezioni, nel classico processo “io sono” (“io sono un albero, non sono alto, sono forte”; “io sono una rosa, ho poche radici, tante spine e non c’è nessuno come me vicino” e così via), anche senza riconoscimento conscio è uno dei punti chiave del processo e un passaggio molto nutriente.
- Essere giocosi e immaginativi. La giocosità è un modo potente di avere a che fare con l’intensità e i conflitti in modo costruttivo, mettendo un po’ di distanza e diventando capaci di rimanere in contatto anche con le emozioni difficili. Ed è nutriente ed essenziale di per sé. L’immaginazione, la creatività e la giocosità sono meta abilità fondamentali per portarci alla libertà. Tutto il lavoro terapeutico, addirittura in momenti fortemente catartici, può essere vissuto con spirito giocoso. Questo, nell’opinione di Violet, è particolarmente vero per il lavoro sulla rabbia e l’energia aggressiva.
- Contattare l’energia aggressiva. L’energia aggressiva non è una cosa cattiva. È necessaria per la vita. E anche l’energia della rabbia lo è. La rabbia, dice Violet, e la più malcompresa di tutte le emozioni umane. Spesso è scomoda per gli adulti. Altrettanto spesso i comportamenti che si collegano alla rabbia sono le ragioni che portano i bambini nello studio dello psicoterapeuta.
Se prevediamo nelle sessioni specifiche e focalizzate esperienze per lavorare sull’energia aggressiva e la lasciamo fluire i modi appropriati, di solito questo facilita la risoluzione di molti sintomi e permette ad altre emozioni di emergere.
L’argilla è un media particolarmente buono per farlo.