La terapia online con bambini e adolescenti ai tempi del coronavirus

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Dr.ssa SARA BRADAC Psicologa-Psicoterapeuta – La terapia online con bambini e adolescenti

E’ il giorno prima del decreto che definirà l’Italia intera “zona rossa”:

Mi reco al mio studio per gli appuntamenti ormai fissati avendo deciso di informare tutti i pazienti che sarebbe stato il nostro ultimo incontro in presenza fino a tempi migliori.

Per gli adulti avevo deciso di proporre la prosecuzione del lavoro via Skype, per i bambini di interrompere.

Poi arriva il mio primo piccolo paziente, due peluche con se e mi dice “Sara oggi dobbiamo fare una nuova storia”, io rispondo “Ok”. Lui mi dice “Ho già pensato anche ad un titolo, il peluchevirus”. In un attimo penso che non posso lasciare soli questi bambini e mi viene l’idea di sedute online anche per loro… a fine seduta verbalizzo una proposta al mio piccolo paziente

“Senti se dalla prossima settimana dovessimo vederci con una videochiamata?”

Appare entusiasta e ci tiene a dirmi che a casa ha tanti altri pupazzi con cui potremo inventare storie insieme… ha tanti fogli, pennarelli e matite… Parlo subito di quest’idea alla mamma che appare collaborativa e sollevata all’idea che il percorso di suo figlio non dovrà fermarsi per settimane o più.

Dopo questi feedback, tra una seduta e l’altra di quella che sarà la mia ultima giornata di lavoro in studio, comincio a riflettere su come poter continuare per qualche tempo il mio lavoro con i bambini online, per poter garantire anche a loro una continuità di servizio, come per gli adulti.

Penso “Sono fortunata! Domani mattina ho la mia ora di supervisione per il percorso di formazione che sto completando in Gestalt Play Therapy e potrò condividere idee e dubbi con il mio supervisore, Giandomenico Bagatin”.

Quella sera questo pensiero mi aiuta ad affrontare con più serenità l’amarezza della scelta difficile, ma necessaria, di chiudere lo studio. Con Giandomenico mettiamo insieme le idee, emergono possibilità, difficoltà, dubbi… si perché è un’esperienza nuova.

Concludo la supervisione pensando che è fattibile, che ci potrebbero essere delle limitazioni ma anche dei vantaggi.

Non mi resta altro da fare, provare. Il mio supervisore mi saluta con questa frase “Buona sperimentazione”, si perché si tratta di questo, di sperimentare una modalità alternativa di fare il mio lavoro in una situazione che non avrei mai pensato di vivere, il Covid-19. Ma come il mio maestro Paolo Quattrini insegna citando Sartre, “Non è importante ciò che ci capita, è importante ciò che si fa con ciò che ci capita”.

Il giorno successivo vado quindi al mio studio armata di trolley e borsone per portare a casa la maggior parte dei materiali che immagino siano utilizzabili per fare delle videosedute con i bambini.

Sì perché il mio studio è condiviso e, per tutelarmi, decido di lavorare da casa anche io, almeno finché mi sarà possibile. Mi porto la lavagna che di solito uso con i miei bambini, il ciak che usiamo per fare delle storie come fossero film o interviste, i mazzi di carte Dixit, l’inventafavole, le carte delle emozioni, tutte le marionette da dito che possiedo, gli story-cubes, diversi giochi con le faccine delle emozioni, degli strumenti musicali, il prontuario che uso per fare immaginazioni guidate con i bambini e gli adolescenti, le carte per fare il mimo, la plastilina e quello che guardando il mio studio mi sembra possa essere utilizzabile per la psicoterapia online con il bambino.

Dalle prime sedute fatte su Skype con i miei piccoli pazienti, comincio ad appuntarmi delle riflessioni che ho il piacere di condividere con voi.

LO SVOLGIMENTO DELLA SEDUTA: MODALITA’ E STRUMENTI

Un aspetto fondamentale è stata la collaborazione dei genitori alla preparazione della videoseduta:

dall’ acquisto/recupero di tutti i materiali possibili per lavorare con il bambino (matite, pennarelli, fogli, plastilina o simili), all’ organizzazione della stanza del bambino (disporre i materiali raggruppandoli un po’ così che siano di facile reperibilità durante la seduta), alla collocazione del supporto tecnologico utilizzato per permettermi di vedere il bambino ma anche il piano di lavoro su avremo fatto le attività, quindi ad esempio poter vedere come disegnava, come utilizzava i personaggi etc.

Un padre ha addirittura montato il PC su una mensola vicino alla scrivania, ad un’altezza ottimale per permettermi di vedere la sua bambina e la scrivania quasi intera. A TUTTI I GENITORI VA IL MIO ENORME GRAZIE!

Le sedute si svolgono in modo simile a quelle in studio:

come il genitore accompagna il bambino alla seduta per la sessione online effettuano la chiamata insieme, ci diamo il buongiorno e poi restiamo da soli per fare il nostro lavoro. Quando avremo concluso il bambino andrà a chiamarlo, così che prenderemo il prossimo appuntamento e ci saluteremo tutti insieme. Nella seduta parliamo di emozioni, usiamo il disegno o la plastilina per rappresentarle, dove disponibili strumenti musicali per esprimerle (solitamente i bambini hanno solo il flauto o una piccola tastiera), scegliamo pupazzi o personaggi per raccontare storie e facciamo esperienze immaginative.

Un aspetto che ho sentito come importante fin dalla prima seduta è stato spiegare ai bambini la questione dello sguardo:

a seconda del supporto tecnologico utilizzato poteva accadere che il bambino vedesse che non lo guardavo negli occhi. “Forse ti sembrerà che non ti guardo negli occhi…è perché ho lo sguardo sullo schermo per vederti e la mia telecamera è un po’ più sopra. Quindi se guardo l’occhiello di questa non vedo te” facendo qualche prova a vicenda e ridendoci su insieme…

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Un aspetto di possibile difficoltà su cui mi sono interrogata riguarda il fatto che i bambini sono nella loro camerina e sanno che in casa ci sono i genitori (anche perché spesso sentiamo le loro voci dalle altre stanze). Quindi l’espressione delle emozioni, nello specifico della rabbia, avrebbe potuto essere inibita. Questo soprattutto per quanto riguarda l’utilizzo della voce e del corpo per esprimerla. Ho parlato con i genitori insieme al bambino nella prima seduta per avvisare che per esempio avrebbero potuto sentire delle urla ma che era normale, “stavamo solo cercando di esprimere un po’ di emozioni” (qualche genitore tra l’altro mi dice che lo sa, perché quando aspetta il bambino in sala d’attesa lo sente).

Il disegno, almeno nella prima seduta, è stato lo strumento di elezione,

anche perché il materiale per realizzarlo era disponibile in tutte le case in tempo di Covid-19. Nel lavorare con il disegno mi sono accorta che, nonostante l’impegno messo dai genitori per prepararci il setting, non sempre riuscivo a vedere cosa i bambini disegnavano mentre lo disegnavano. Questo soprattutto se utilizzavano le matite. Per non limitare la libertà di scelta mi sono concentrata sul come lo disegnavano e ogni tanto mi facevo avvicinare il foglio per vedere cosa disegnavano… non è stato troppo complicato, anche perché i bambini ci tenevano a vedere che effetto mi faceva quello che vedevo e spesso da soli, completato un elemento del disegno, mi avvicinavano il foglio alla telecamera per mostrarmelo.

E’ stato comunque possibile fin dalla prima seduta utilizzare altri strumenti a disposizione del bambino,

dal das (o simili) per dare forma alle emozioni, ai pupazzi o le LOL o i PETS per creare scene sul piano di lavoro condiviso.

Ho introdotto l’utilizzo del timer per far emergere preoccupazioni e lamentele. Ho utilizzato le carte Dixit per lavorare sulle polarità o per inventare storie. Dalla seconda seduta è stato possibile lavorare con la creazione-rappresentazione di scene in modo più simile a come faccio in studio per l’attrezzatura che anche i bambini stessi hanno proposto di usare, ad esempio un bambino mi ha detto: “Sara ho la sabbia cinetica, non è uguale alla tua ma ci va bene lo stesso!” J

Con qualunque strumento utilizzato è stato possibile mantenere la sequenza in quattro parti del lavoro delle sedute in presenza proposta da Violet Oaklander:

esperienza immaginativa – espressione sensoriale – articolazione narrativo metaforica – applicazione alla vita reale (dove possibile).

Le attività che più ne hanno risentito sono state quelle di manipolazione perché pochi bambini avevano a disposizione la plastilina o simili. Ma questo per il momento del Covid19, se i negozi di giocattoli fossero stati aperti non ci sarebbero stati problemi! e il giocare insieme, più difficile da fare a distanza anche se la fantasia dei bambini qui è venuta in grande aiuto e qualche idea la abbiamo trovata!

Un punto a cui sto dedicando particolare attenzione è il coinvolgimento dei genitori nel processo delle sedute online:

ho chiesto ai bambini se gli andava di chiamare mamma, babbo o entrambi 5 minuti prima della fine della seduta per raccontare qualcosa di quello che avevamo fatto insieme.

Dopo le prime sedute ho ritenuto opportuno introdurre anche sedute con presenza iniziale di uno o entrambi i genitori per suggerirgli come comportarsi in questo difficile periodo per sostenere i loro bambini. Soprattutto per quanto riguarda l’organizzazione della loro giornata (sperimentazione ancora da introdurre dalle prossime sedute).

Le emozioni emerse

Le emozioni emerse alla prima seduta sono state la tristezza per la quarantena “perché non si può uscire, non c’è scuola, non si può giocare con gli amici” e la felicità del rivederci in questo momento che siamo tutti a casa. Nelle storie con i pupazzi e/o i disegni fatti nella prima seduta dopo un’esperienza immaginativa di “viaggio nel tempo” emerge prevalentemente la paura per qualcosa di pericoloso che minaccia un luogo: da un mostro che distrugge con il fuoco i palazzi di una città ormai deserta, per i bambini che ambientano le storie nel futuro, a carnivori feroci che minacciano gli animali della foresta nella preistoria, per i bambini che la ambientano nel passato.

Figura 1 – Disegno di un mostro che distrugge i palazzi di una città ormai deserta.terapia bambini online coronavirus

Nella seconda seduta comincia ad emergere più chiaramente la rabbia, ad esempio per le persone che non rispettano le regole, per le occasioni che saltano a causa del Covid-19 (come i compleanni), per il sole fuori quando non si può uscire, per fratelli o sorelle più piccoli che disturbano di continuo gli spazi dei più grandi. Emerge il problema della privacy che neanche i bambini in tempo di Coronavirus riescono a conservare nella loro quotidianità a casa, fatta eccezione per le nostre sedute dove, fino ad ora, nessuno ci ha mai disturbato, mostrando una profonda collaborazione e un profondo rispetto da parte della famiglia intera per il lavoro che io e il bambino facciamo.

Figura 2 – Prima del Covid-19 (parte sinistra): la bambina esce ma è triste perché piove sempre / Durante Covid-19 (parte destra): la bambina prova rabbia perché vede il sole e tanti coronavirus per cui non può uscire.bambini prima e dopo coronavirus

 

Figura 3 – Rappresentazione del fastidio per le lezioni da casa con il wi-fi che non va bene e la sorella che disturba di continuo.bambini psicologia coronavirus

Tra le preoccupazioni che riguardano la pandemia ne emergono di specifiche come quella della pericolosità di questo virus, della difficoltà a salvarsi se ti prende e dell’imprevedibilità riguardo a chi infetterà.

Emergono poi altre preoccupazioni legate alla situazione creata dalla quarantena per il Coronavirus, come quella di . Sembra che i bambini stiano cominciando a percepire che la situazione sarà molto più lunga di quello che era stato detto loro, che immaginavano di tornare a scuola il 6 Aprile 2020 e riprendere la loro vita di sempre.

Figura 4 – Rappresentazione della rabbia per le tante cose che non si possono fare per il coronavirus.bambini terapia online coronavirus

Ho da subito lavorato sulle polarità proponendo di creare o disegnare qualcosa per rappresentare la tristezza, la paura o la rabbia (a seconda dell’emozione di partenza) e qualcosa per rappresentare la felicità (o un’altra emozione con valenza positiva): tra le cose positive emergono attività fatte con i genitori ma anche il potersi prendere tempi più lenti e il sentirsi riposati. Molti dei bambini che vedo normalmente hanno giornate piene di impegni e in quarantena stanno scoprendo il piacere di rispettare i ritmi del proprio corpo e i propri desideri.

Figura 5 – Rappresentazione di un momento felice: il canto di quartiere tutti insieme.bambini coronavirus terapia online

Qualche cenno sulla sintomatologia

Ho riscontrato che i bambini che erano giunti in terapia da me per problematiche riguardanti l’ansia provano molta meno ansia per il possibile contagio da coronavirus in questo momento di quarantena rispetto a quella che avevo riscontrato nell’ultima seduta fatta in presenza, quando il Covid-19 era appena agli inizi in Italia, limitato alla zona della Lombardia, e le scuole in Toscana erano ancora aperte: mi raccontavano quello che sapevano e mi dicevano tutto quello che facevano per non prendere il virus (ad esempio l’uso del gel per le mani). Adesso la loro attenzione sembra più spostata sul tempo perso a scuola, anche perché per molti di loro ancora non sono state attivate le lezioni online e la scuola è chiusa da circa 20 giorni.

Diversi dei bambini che vedo frequentano la classe quinta della scuola primaria e dei sintomi ansiosi rispetto al passaggio alla scuola secondaria di primo grado erano già emersi con l’arrivo delle pagelle, un mese prima dell’arrivo del Coronavirus: in qualche caso la preoccupazione in figura adesso è il passaggio alla scuola secondaria di primo grado, non più il contagio da Covid-19.

Nei bambini che erano arrivati in terapia per problematiche riguardanti paure e ossessioni, invece, più i giorni stanno passando, più si alimentano le preoccupazioni del contagio.

Emergono anche paure e fantasie non realistiche su come questo potrebbe avvenire (ad esempio, il virus potrebbe attraversare le finestre ed entrare in tutte le case).

Figura 6 – Preoccupazione per il virus (Coronavirus ma anche peluchevirus) che attraversa le finestre.bambini terapia online coronavirus

Figura 7 – Aggiunta di elementi per sconfiggere entrambi i virus.bambini terapia online coronavirus 2

A prescindere dai sintomi per cui i bambini erano arrivati da me in terapia, tutti condividono l’esperienza di momenti di tristezza e/o rabbia, emozioni su cui abbiamo lavorato in tutte le sedute fatte fino ad ora.

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